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RECENSIONE The Last of Us Part II

Discussione in 'Console News, Articoli e Recensioni' iniziata da LucaS93, 30 Giugno 2020.

  1. stefano.pet

    stefano.pet Tribe Member

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    Nella seconda run sto skippando alcuni filmati e guardando quelli in cui voglio verificare certi particolari ed effettivamente sono veramente una marea prima di arrivare a Seattle. Praticamente ci sono (spoiler sulla durata delle zone)
    3/4 ore di preambolo, poi altrettanti di sanbox a esplorazione più o meno libera e, di conseguenza, ritmi lenti (zona che è stupenda, fosse stato così tutto il gioco la narrazione ne avrebbe risentito tantissimo, ma io ci sarei andato a nozze), poi finalmente inizia il vero gioco.
  2. Prinzilabelva

    Prinzilabelva Tribe Member

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    Ecco una mia recensione di The last of us 2. La trama non la tratto, perchè volevo realizzare una qualcosa a parte. Per cui metto sotto spoiler, ma solo perchè è lunga. NON ha spoiler. Ditemi cosa ne pensate :)
    Eccoci alla fine di questo intenso viaggio. Un viaggio davvero estenuate e logorante in ogni sua parte. Non necessariamente un’accezione negativa, anzi. Terminato in 29 ore circa, cercando di esplorare e di mantenere un buon ritmo. Giocato su Ps4 Pro e su Oled 4k lg 65 c9.
    GRAFICA: in una parola: sconvolgente. Mai visto nulla di simile. Se per i 30 fps mi sono dovuto riabituare, dato che giocando spesso su pc i 60 sono divenuti il mio standard, alla grafica che il Team di Naughty Dog imprime sullo schermo non sono mai riuscito ad abituarmi, durante le quasi 30 ore di gioco. Le texture sono cariche, dense di dettagli, in ogni cosa, in ogni pixel. La mole poligonale dell’oggettistica dentro le case rasenta la perfezione. I tessuti, il legno, il metallo, la strada, la vegetazione…. Già la vegetazione. Merita una menzione particolare. Dotata di un realismo tangibile è a mani basse la migliore che abbia mai visto. Illuminazione clamorosa, con un utilizzo dell’HDR impareggiabile. Nonostante non abbia il Ray Tracing non lo fa rimpiangere del tutto e il titolo mostra panorami e giochi di luce mozzafiato.
    ANIMAZIONI: aspetto in cui The last Of us 2 primeggia senza se e senza ma. Non esiste gioco con animazioni migliori. Dal pazzesco motion capture, allo zaino che oscilla mentre corriamo. Dal movimento reale delle braccia per raccogliere gli oggetti alla corsetta. Per non dimenticare l’animazione incredibilmente realistica di quando ci si appoggia al banco da lavoro per modificare la propria arma. È tutto dannatamente reale. Le espressioni facciali sono ricolme di emozioni. Spesso si capisce a cosa sta pensando il personaggio inquadrato senza che egli apra bocca. Un aspetto unico nel panorama videoludico.
    Ogni nemico colpito reagisce in modo reale alla ferita subita. Soffocare un nemico alle spalle mette in campo un livello di realismo senza pari. Emozioni che vengono trasmesse al giocatore con una naturalezza ed una semplicità spiazzante. Unica animazione sottotono e incoerente, quando il personaggio salta giù da un gradino. Avrei preferito si accucciasse per poi scendere con le mani, come sarebbe naturale fare. Invece resta in piedi in equilibro fino a che non cade.
    SONORO: altro aspetto in cui la produzione si impone come miglior trasposizione audio nella storia dei videogiochi. Campionatura credibili realizzate con una qualità senza precedenti. Lo scendere della pioggia, l’acqua che scorre nelle grondaie. Lo strisciare dei tessuti, i passi. L’erba divelta al nostro passaggio e le fronde degli alberi che ondeggiano e strisciano le une sulle altre. Il vento che soffia. Tutto è udibile in maniera chiara, precisa. La direzione, il modo in cui l’audio penetra nelle orecchie. Pazzesco. Doppiaggio in italiano di pregevole fattura. Con livellamento delle voci e dei suoni ambientali semplicemente perfetti. Per quanto riguarda le voci, solamente quella di Dina mi è sembrata un po’ troppo adulta per il personaggio, unico difetto di un comparto sonoro da 10 e lode.
    INTELLIGENZA ARTIFICIALE: e siamo alla quarta statistica perfetta. Anche qui siamo al top disponibile sul mercato. L’ia degli infetti è grossomodo quella del primo, che già era eccellente. Ma, il passo in avanti è stato fatto sugli umani. Si allarmano, indagano, si chiamano e si preoccupano gli uni verso gli altri. Un IA davvero umana. Una volta scoperto il giocatore si coordinano in maniera credibile per accerchiare e stanare il protagonista seguendo l’ultima posizione nota. Ma visto nulla di simile.
    GAMEPLAY: lo shooting è un aspetto altresì riuscito. Ma decisamente riuscito. Il feeling delle armi è “pesante” e ogni colpo lo si sente distintamente. La raccolta delle risorse è fluida e ben studiata. Lo stealth e l’azione a viso aperto sono entrambe decisamente strade percorribili. Chiaramente essendo un survival lo stealth è da preferire, ma gli scontri a fuoco sono possibili e non trascurati. Qui però qualcosa che non mi è piaciuto c’è. Il protagonista è un po’ troppo ingessato. Spesso servono scale o corde in punti dove, in realtà essendo un videogioco, mi aspetterei di arrivare senza problemi. Ciò chiaramente rende il tutto più reale, ma su questo aspetto lo avrei preferito un pelo più gioco. Poi c’è il problema che per me è l’unico vero difetto del titolo: il ritmo. Già. Ricordiamo per un attimo cos’è The last of us 2: uno story driven lineare. Ebbene, la mia esperienza insegna che uno story driven non può durare più di 20 ore. Il motivo è presto detto: essendo la trama, fattore portante della produzione, superare le 20 ore significa per forza di cose
    utilizzare meccaniche di gameplay rodate e con pochissime varianti. Se si vuole superare la soglia delle 20 ore è necessario aggiungere varianti importanti al gameplay. Una di queste varianti consiste nell’aprire la mappa di gioco, creare delle “macro-aree” da esplorare, in attesa che la trama decolli nuovamente. In questo titolo sembrava che la strada intrapresa fosse proprio questa. Nella prima parte, infatti, si arriva ad un punto in cui si ha una mappa e si esplora, scovando punti interrogativi e mini-queste secondarie. Il problema però sta nel fatto che questa è l’unica occasione in cui avviene. Di fatto poi ci sono fasi in cui la trama non decolla in cui in alternanza si eseguono queste fasi: umani, zombi, case vuote da esplorare. Meccaniche da story driven , ma messe in un contesto senza trama. E questo non funziona sempre bene. In alcuni punti la noia è saltata fuori, non lo nascondo. Il mio pensiero è che ci siano almeno dalle 5 alle 10 ore “di troppo”. Per fare 30 ore di gioco, come questo, 2-3 macro-aree sarebbero servite. E dopo la prima iniziale ammetto che mi sono mancate non poco. Anche perché, soprattutto nella prima metà ci sono poche cutscene. E quelle che ci sono corte e poco esaustive. Questa lunghezza eccessiva la vedo come una dichiarazione “arrogante” della stessa ND, in cui sostiene che questo gioco, anche se dura 30 ore non ha bisogno di “varianti” per essere vissuto e giocato. Sono riusciti a fare ciò, a parer mio, solamente perché ci sono stati 2 capitoli in 10 anni. Le meccaniche non sono state abusate, viste e riviste. Ma ad ogni modo, il ritmo estremamente altalenante a me ha pesato nel giudizio. E’ chiaro che dipenda da cosa ognuno desidera in un videogioco. Ad ogni modo, arrivare a padroneggiare tutte le tecniche per proseguire l’avventura è appagante. Il Combat System mi ha sorpreso, soprattutto copro a corpo. Davvero soddisfacente. Nota di demerito per quanto riguarda la difficoltà: giocato a difficile è stata una passeggiata. Ma questo è un (brutto) trend che sta investendo tutti i videogiochi.
    Incredibile il menu di accessibilità che mette in campo una personalizzazione dell’esperienza di gioco mai vista. E’ possibile personalizzare tutto: dall’hud, alla raccolta automatica delle risorse. Dai colori dei menù agli indicatori visivi piuttosto che uditivi della presenza nemica. Lavoro eccelso qui.
    TRAMA: troppo da dire sulla trama. Farò uno speciale a parte.
    BUG: non scherziamo. Una cura del genere è merce rara al giorno d’oggi. Mai incontrato alcun problema, di nessun tipo.
    CONCLUSIONI: titolo curato in maniera stellare, dalla trama controversa e pungente e dal gameplay ben rodato. Graficamente fuori parametro, con un comparto sonoro da applausi, inciampa sul ritmo non sempre consono all’opera e, soggettivamente, su personaggi non sempre memorabili. Sicuramente un titolo di una portata dirompente, che però non riesce a fare breccia come migliore titolo della generazione, almeno per me, si intende. Applausi ad ogni modo ai Cagnacci, che riescono con questo secondo capitolo a farci tornare in un universo denso di significato. Un universo pesante e logorante, che fa riflettere su tanti aspetti della vita in modo non certamente banale e velleitario.
    VOTO 9
    A MmK83, stefano.pet e The_WLF piace questo elemento.