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"Che culo che vai a Los Angeles..."

Discussione in 'O.T. - Off Topic' iniziata da Pecoranera, 22 Febbraio 2008.

  1. Pecoranera

    Pecoranera Tribe Member

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    Per la serie: ...e chi se ne frega dei fattacci tuoi ma anche "Ma Pecoranera che cazzo starà facendo ora che non lo vediamo più? " voglio condividere con voi questa roba che ho scritto, quasi in stato comatoso, sul mio MacBook Domenica scorsa...

    Dovevo andare a Los Angeles per lavoro, e un pò per piacere, assieme ad una amica che si trovava a Berlino al Festival del Cinema.

    Il piano era: Parto, arrivo a Berlino, mi vedo un pò di festival, acchiappo la fanciulla, Silvia, e ripartiamo per Los Angeles quando il festival finisce. Tra un cazzo e un altro invece riesco ad arrivare a Berlino solo giusto giusto in tempo per imbucarmi alla cerimonia di premiazione finale, e poi crollare alle due di notte a letto sfinito e con i piedi gonfi. (Mani Avanti Mode: No, non ho trombato Silvia. E non accadrà mai. Questa storia non parla di sesso e adulterio, ma di qualcosa di altrettanto sfiancante e rischioso. E poi Silvia è molto cara ma un vero cesso.)

    La mattina dopo taxi per l'aeroporto alle 5.40.

    ESTERNO NOTTE. BERLINO, ORE 5.40

    Riesco a svegliarmi, a scendere in tempo. la valigia c'e', ci ho messo forse piu' di due ore per buttare via il superfluo tra cartelline stampa, gadget e scemate varie accumulate alla cerimonia, la notte prima.

    Alle 5.40 il taxi non c'e'. C'e' buio, invece. E Berlino con la S-Bahn che lavora ancora. Vedo le silhouettes nella vetrata della bahnhof. Il rumore di ferro della S-Bahn che passa. Arriva, non arriva? Dov'e'? E se non arriva, chi chiamo?
    Arriva.

    Si va a Tegel. Il taxista avverte subito che fara' pagare a tassametro, anche quei 10 minuti che ha aspettato perche' Silvia non era pronta, impegnata a cercare il suo cappellino rosso nella stanza. Poi si addolcisce. Dice che ha vissuto in Toscana, in Casentino. "A mungere le mucche", dice in italiano. Mette musica hip hop, bella forte, tanto per non perdre il ritmo. Parla della Toscana. Chissa' come si sentiva libero, lui biondo e giovane, li' tra le vacche, a fare il passo della Consuma.

    A Tegel nessun problema. C'e' una ragazza bellissima ad aspettare, ha una maglia bianca e due tette enormi, brune. Deve essere messicana. Poi scopriro', mentre parla con la sua amica, che e' brasiliana.

    ESTERNO GIORNO. PARIGI, ORE 9

    C'e' un'ora e qualche spicciolo per arrivare al secondo volo, quello per gli Stati Uniti.

    A Parigi, come immaginavo, un'ora e' poca per passare da un volo quasi interno a uno dove ti controllano qualsiasi cosa. Terminale 2E.

    Non e' uno scherzo arrivarci, per niente. Passiamo un primo controllo.

    Il peggiore e' il secondo. Una fila enorme. E devono guardare di nuovo tutto al metal detector. Sono quasi le 10, l'aereo parte alle 1015. Capisco che non c'e' tempo. Chiedo se possono farci passare avanti.

    La signorina in divisa capisce e mi dice di andare nella ligne orange. La fila arancione e' pero' ancora piu' lunga. Sono insieme ad altri che hanno un aereo per gli Stati Uniti, si'. Ma alle 13, e per San Francisco. Loro possono prendersela calma, noi no.

    Protesto, capisco che sto per perdere l'aereo. Mi rimandano nella fila di prima. Poi viene uno con una divisa. Gli chiedo se si puo' avvertire al Gate che due italiani stanno arrivando, di non fare partire l'aereo, che ci siamo.

    Lui capisce, e come se mi facesse un gran favore mi ributta nella ligne orange. "Ma ci sono stato prima, e' piu' lunga!". Allora faccia come vuole, mi dice. Ma adesso la fila e' corta. Andiamo li', io e Silvia, che si spazientisce come fosse colpa mia.

    Ma il controllo e' minuziosissimo. Non solo cintura e tutto dentro le vaschette da discount. Devo levarmi tutte e due le scarpe, e poi "s'il vous plait, venez ici" e mi dicono di aprire lo zaino. Tempo che va via, tempo che va via. Sono le 1010 e l'aereo e' segnato IN PARTENZA alle 1015. Non e' possibile!

    Mi faccio controllare, il poliziotto di colore che controlla mi dice che va bene e corro, corro, corro, con lo zaino aperto, tutti e due gli zaini aperti....

    Arrivo al gate e c'e' ancora intasamento di gente. Sono salvo. Pero' la hostess che mi da' il boarding pass mi dice che ho tutti e due gli zaini aperti. E ora mi viene il dubbio che nei 500 metri di tapis roulant fatti di corsa mi sia perso tutto. Ma non c'e' tempo per controllare.

    INTERNO GIORNO. AEREO. ORE 11-22.

    L'aereo per Los Angeles e' pieno.

    Accanto a me nel volo una coppia. Due ragazzi di colore, molto cool. Che parlano tra di loro in francese. Giovani, alti, forti, ricchi. Anelli e gioielli d'oro. E le hostess che li trattano con un sorriso particolare. Come se avessero una Ferrari parcheggiata all'angolo, proprio li' sotto l'aereo. Come se fossero degli sportivi, o degli attori. Ma chi sono?

    Vivo, poi, una decina di ore schiacciato da quello davanti. Che butta completamente la poltrona all'indietro, e io non respiro piu'. Glielo chiedo in francese: "S'il vous plait, pourriez vous dresser votre dossier?". Sono anche orgoglioso che lo schienale si chiama dossier, e lo so. Lui legge il suo giornale - in francese - e per una decina di ore se ne sbatte. Testa di cazzo, tanto i mondiali li abbiamo vinti noi, vaffanculo.

    Ora ci sono le nevi della Groenlandia, sotto. E un attimo che apro il finestrino, nella finta notte che hanno fatto le hostess, la vedo. Sono come degli orsi bianchi che si rotolano uno addosso all'altro. E' tutto bianco, morbido, ondulato. E' la Groenlandia. Ghiaccio per minuti, per chilometri, per centinaia di chilometri. Per ore. Poi, dopo ore, il ghiaccio che si rompe, che si fende, tagli neri nel corpo di questi orsi bianchi.

    Vicino all'arrivo, cinque o sei ore dopo, le montagne rocciose. O credo che siano quelle. Anche li', montagne imponenti e non un'anima viva per centinaia di chilometri! Non si puo' capire, noi. Li' ci sono i deserti veri, dove muori mille volte prima di arrivare alla fine.

    Il West. Lo capisci, quanto e' terribile, quanto sei solo in un paesaggio cosi'. Capisci anche un film come "Il petroliere". L'ostinazione feroce, animalesca del protagonista. In quella solitudine.

    Abbiamo una fortuna. Nel volo c'e' Yvonne Scio', un'attrice amica di Silvia. Promette che ci portera' lei con la sua auto a noleggio. Altrimenti rischiano di essere 100 dollari di taxi, per arrivare all'hotel, e di sicuro nessuno ci e' venuto a prendere.

    Los Angeles vista dall'alto e' un villaggio di capanne tutte uguali, tutte basse. Come un accampamento costruito sulla sabbia, su un terreno piatto sbriciolato. Villette con un alberino per ogni casa. L'aereo scende di quota.

    Impatta con la pista troppo forte e sembra che il pilota, una volta a terra, non lo sappia controllare, come un'auto che va troppo veloce. Frena. Frena forte. E quasi inchioda sulla pista.

    INTERNO GIORNO. IMMIGRATION. ORE 22 = ORE 13 DI LOS ANGELES

    Ci siamo. La fila dei visitors. Che siamo noi. A ognuno lo guardano, gli fanno le domande, se del caso gli fanno la foto e le impronte digitali.

    Cerco di capire chi sia il migliore, il piu' simpatico. I poliziotti hanno la pistola e il manganello. Anche da noi, ma qui danno l'idea di poterli usare e trovarlo maledettamente divertente. Uno ha la faccia da filippino, o da giapponese. Uno ha un bicchiere di caffe', o qualcosa. Uno e' spiccio, dice a tutti di muoversi.

    Yvonne e' americana, passa da un'altra fila, ci dice di andare da lei al parcheggio del noleggio di auto. Chiamarla e andare li'.

    I due della Guadalupa, che poi si scoprira' che sono hostess e steward, vanno insieme allo sportello, e vengono separati. Lei risponde " resto solo un giorno a Los Angeles", a me aveva detto una settimana. Forse non sono hostess e steward, dovrebbero essere piu' abituati.

    Allora. Il filippino coi capelli a spazzola. Quello col bicchiere. Il terzo con la faccia seria, e 60 anni. Il filippino almeno e' giovane.

    A me tocca il filippino coi capelli a spazzola. Che poi e' cinese. Sono pieno di gratitudine perche' ha forse 30 anni, e ci si puo' ragionare, nel caso.

    Appena vede il mio passaporto esce dal gabbiotto e va da un collega. A fare che? Poi torna. Forse si fa dire che tipo di passaporto e', se ci vuole l'impronta digitale. Bastava me lo chiedesse: ci vogliono le impronte digitali. Ma vanno bene, questi passaporti qui.

    Calmo, dico perche' sono li', mi faccio fotografare - senza occhiali - e mi faccio prendere le impronte digitali.
    Perche' e' qui? Per lavoro. Bussiness. Quando va via? Tra una settimana.

    Quando sta per timbrare, guarda qualcosa nel computer e dice: "Please follow me".

    Lo seguo. Gli chiedo "May I ask what is the problem?", ma capisco che qualsiasi cosa lo irriterebbe. Mi dice "fingerprint do not match".

    Mi mette in una stanzina che si chiama "Second Inquiries". Le seconde indagini. Da' il passaporto a un'altra poliziotta, cinese, che mi dice "have a seat".

    Ma i miei bagagli sono nel carousel, stanno continuando a girare. Posso tirarli giu'? Vado e torno, ma'am.

    "No, stay here". Allora vuol dire che sono gia', in qualche modo, in una specie di arresto, porcaputtana laida e cagna.

    Guardo i bagagli che girano. Silvia e' lontana. Dico a Silvia di metterli giu'. Rimangono davanti, a una decina di metri da me.

    Cerco di capire che cosa puo' essere, e non capisco. Veramente non capisco.

    Gli altri nella stanzina si chiamano Gutierrez, Gonzales e Lopez. Sono dei poveracci messicani che non se la passano tanto bene.

    Ma anche un italiano, forse. Che cosa avranno visto nella mia fedina penale italiana che io non so? Che cosa non funziona nelle dichiarazioni che ho fatto? Vado a lavorare. Sono qui per Bussiness, forse non e' del tutto vero. Anche Pleasure. Basta per tenermi qui?

    Mi chiedo se abbiano fermato anche altri del mio volo. No. Solo Silvia, che non aveva scritto l'indirizzo preciso dell'hotel, col numero civico. Anche io ho scritto l'indirizzo senza il numero civico, e non mi hanno detto niente.

    E se uno l'albergo se lo cerca sul momento? Non puo'?

    Dopo un po', Silvia e' libera e se ne va fuori dall'aeroporto. E lascia le valigie da sole. E solo anche me.
    Penso che da questa stanzetta possono farmi tornare indietro in Italia, se vogliono. All'istante e senza tanti complimenti.

    Penso che se finisco, anche per sbaglio, in una prigione americana dopo dodici ore di viaggio, non e' bello. E in una prigione magari protesterei. E sembra quello che vogliono per ridurti a brandelli e far di te il giocattolino con buchetto di tale Jango dalla Louisiana...

    Torna il cinese. Che si chiama Wang, come da copione. Mi ritrascina allo sportello. Mi lascia a un'altra. Anche lei ha gli occhi a mandorla ma deve essere filippina per davvero, stavolta.

    Sono tutti immigrati, questi poliziotti della Immigration. Ma nessuno ha simpatia per i suoi simili.

    E' incredibile come la speranza migliori i confini e i contorni delle cose. Questa poliziotta mi sembra subito bellissima, intelligente ragionevole. Ah, lei si'! Non e' come il cinese impassibile, Wang che mi mandi al patibolo non so perche'!

    Ma non sorride.

    Non mi spiega. Non mi tratta come una persona a cui si puo' parlare.

    Tutti hanno la pistola. E sono cupi. Io non capisco che cosa c'e'. Loro sembrano non considerare come prima ipotesi che io sia una persona perbene. Sembrano considerare come prima ipotesi che io non lo sia. Non sono nemmeno comunista, ma che volete da me?

    "Ma'am, may I ask what is the problem?". "No, sir". Intanto alla Immigration non ci sono piu' visitors, e i poliziotti vengono tutti li'. Uno chiede quando smonta la ma'am. Alle cinque, grazie. Un altro finisce il caffe' Starbucks. Ma sono tutti intorno a me.

    Sento le parole "mistmatching fingerprints". Ma io non sono mai stato prima in Usa con le fingerprints. A chi somigliano? Ho il pollice di qualcun altro? Alla fine capisco che le mie impronte non somigliano a quelle di un'altra persona, che pero' erano state messe nel mio file. Sento ire "bio doesnt' correspond". E poi "female". Hanno un'aria molto seria.

    Vedo un foglietto, leggo alla rovescia: Kim Leung, Cambodia, 09.03.1971. E capisco. E' una che e' nata lo stesso mio giorno. Hanno fatto loro qualche casino. E poi leggo Air France, 8.02.08. E' arrivata dieci giorni fa, e loro devono avere confuso 18.2.08 con 8.02.08 nel computer.

    Il mio nome deve essere finito nel file di Kim Leung, cambogiana 37enne venuta a Los Angeles da Parigi con la stessa compagnia, 10 giorni prima.

    Ma se lo capisco io, loro sembra ancora di no.

    Guardo le mie valigie per terra, senza nessuno. Dico alla poliziotta, alla fine: "May I take my luggage, please?" "Don't worry, your luggage is safe". Ma io continuo a voltarmi, sono due valigie da sole nel nulla. Le prenderei pure io.

    La poliziotta continua a ticchettare sul computer. Ma che cosa fa? Che cosa scrive? Mi guarda, e mi prende di nuovo le impronte digitali. Poi mi fa le stesse domande che mi ha fatto il cinese. Vorrei dirle che le hanno gia' fatte, tutte, che non ero all'inizio del questionario, ma alla fine. Ma sento che e' meglio non parlare troppo.

    Alla fine, va a chiedere l'autorizzazione di un capo. Io aspetto. e cerco di sorridere.

    Torna con l'autorizzazione. A che? Ticchetta ancora. Alla fine mi dice "ho distrutto il file, adesso tutto funziona". Mismatched fingerprints. Me lo ricordero'. Ma come fanno a pensare che io c'entri con una cambogiana donna, che ha la mia stessa identica eta'? Cosa non funziona nei loro cervelli? Non sembra loro chiaro che c'e' un errore o pensano che ho cambiato sesso e nazionalita' per poter venire in America a spacciare cocaina, crack e reclutare prostitute?

    Ho provato a dire "I was born on March 9th, 1971", ma fanno finta di non ascoltare. E praticamente mi dicono di stare zitto.

    "May I watch my luggage?" "Don't worry, your luggage is safe".

    Finisce, sta per fare i timbri. Poi guarda la foto del mio passaporto.

    Dice "it is scratched". E mi guarda ancora. Con intenzione. Non si fida neanche della foto. "No, sir, it is not", le rispondo, e questa volta ho la sensazione che voglia fare qualcosa, che non le sembri possibile che abbiano sbagliato loro. Credo di stare per crollare, di volerle rispondere male. "It is not scratched: please look", e il sottotesto e': guarda quanto ti pare, che non troverai proprio niente. La mette sotto una macchina. Va bene, dice. Timbra.

    Io mi volto, e i bagagli non ci sono piu'.

    Ci sono invece dieci inservienti in tuta arancione come i condannati a morte.

    Chiedo a loro. Sembrano non capire il mio inglese.O forse dovrei parlare in spagnolo. Chiedo a uno di aiutarmi a cercare i bagagli, cazzo! Niente, assolutamente niente.

    La poliziotta del second inquiries mi ferma e mi dice "Your passport and visa control". E ora perche'? Perche' sono rimasto solo io nell'aeroporto? Glielo do, tanto ormai piove sul bagnato. Le chiedo con un po' di speranza "Do you have my luggage?", ma non mi risponde nemmeno.

    Corro come impazzito per cercarli. Da una parte all'altra. Poi su un carrello li vedo. Li prendo e i portabagagli mi guardano, "ehi, there you go!". Non rispondo nemmeno.

    Sono solo, sono andati tutti via, e' passata un'ora e mezzo da quando sono arrivato davanti allo sportello dei visitors. Tutto perche' loro hanno incrociato la mia scheda e quella di una cambogiana stronza che si chiama Kim Leung. E hanno tenuto me in arresto per tutto il tempo in cui hanno corretto l'errore.

    Mentre passo verso l'uscita, ovviamente, quello della dogana mi ferma.

    "Open your luggage, please, sir".

    Come vuole. Non si preoccupi. "Are you italian?" . "Do you bring any goods, foods, like sausage...". Mi viene da ridere e gli dico: "sausage?". Sta a vedere che ora vengo arrestato perche' ho delle salsicce non dichiarate.

    Ma io, previdente, ho rinunciato a portare salsicce nel valigione. Anche se sono italiano e, si sa, un po' di salsicce in tasca ce le abbiamo sempre. E furbo furbo non tento nemmeno di importare illegalmente spaghetti infilandomeli su per il buco del culo.

    Il poliziotto della dogana mi lascia passare, non sta neanche ad aprire tutte le valigie.

    Sono fuori. Mi sembra di essere Tom Hanks in "The Terminal", quando finalmente esce dalla porta dell'aeroporto. Andiamo a prendere la navetta che porta al noleggio auto Enterprise, dove Yvonne ci deve aspettare. La navetta e' un bus che ci mette 25 minuti ad arrivare all'Enterprise.

    All'Enterprise, una Avis americana, c'e' una fila enorme di gente ad aspettare un'auto. Ma Yvonne, ovviamente, non c'e'. Silvia non l'ha voluta chiamare per non disturbarla. E lei e' andata via.

    Trasciniamo le valigie fuori dall'Enterprise. Silvia chiama Yvonne. E' gia' lontanissima. Ma ci manda un taxi per andare in citta'. Poi lei ci aspetta al 246 di Cienaga Road.

    Il taxista, portoricano o colombiano, guarda sul navigatore, e trova che ce ne sono due, di 246 Cienaga Road. Una a Los Angeles, una a Beverly Hills. A quale dobbiamo andare?

    Silvia chiama Yvonne, ma la batteria del suo cellulare e' finita. Il mio non funziona qui, ho scoperto che non e' triband anche se sembrava.

    Non ci resta che sperare in una delle due.

    Quando torno in Italia il primo che mi dice - A Los Angeles? Che culo ! - Lo mando a cagare...
  2. tataccio

    tataccio <B><font color=#FF69B4>David Hasselhoff</font colo

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    tataccio
    oddio ancora sto a ride... eh eh eh

    cmq la settimana della sfiga nella vita capita per tutti pecora ...un giorno raccontero' la mia settimana del gatto nero in grecia 4 anni fa'....

    cmq imho los angeles e' veramente uno spreco di tempo quando due anni fa' mi girai per benino la california il nevada ecc ecc gli unici giorni spesi male furonoquelli a los angeles ..
    un paio di giorni al massimo possono bastare...

    molto ma molto ma molto moltomolto meglio san francisco..fosse per me ci andrei a vivere seduta stante....;) ;) ;) ;)

    ciao pecoranera continua a farci sbellicare possibilmente senza tutta sta sfiga..FOSSE CONTAGIOSA.....????
  3. lycenhol

    lycenhol Tribe Active Member

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    Nella tonnara come Rais
    Sei andato a Los Angeles, Pecora?
    Che culo! :asd:

    Dai, su, non fare così! Io sono al lavoro e stanotte i ladri sono entrati e mi hanno fottuto il PC! :cry:

    Adesso mi tocca lavorare con un Pc che neanche nel terzo mondo... :cry:
  4. Tendold

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    Graaaaaande Pecora!
    Bè dai, se tralasciassi l' ora e mezza di sbattimento con i poliziotti incazzati neri potrei dirti che culo...:asd:
  5. Pecos

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    Aspetto un libro sulla tua vita........:D :D :D
    GRANDE PECORA!!!!!!!!!!!
  6. Domilera

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    ban?
    uhauahauahuahuahauahauahauahuahauahauhauh

    dai pecora, pensa che se tu avessi per sbaglio dato una risposta falsa nel questionario potevano tenerti fermo un mese senza dire né Ah né bah, al confronto un'ora e mezza non è niente :asd:
  7. lycenhol

    lycenhol Tribe Active Member

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    Nella tonnara come Rais
    Esatto! Ti mandavano a Guantanamo a cantare "Guantanamera" :asd:

    Ricordatemi di non andare mai in gita con il Pecora... :lalala:
  8. Blazer

    Blazer Tribe Member

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    ritornato mestamente nel mio ovile d'appartenenza.
    mi crepooooooo dalle risate....cmq troppo bella la parte dei grassone francese che abbassa il sedile e te che dici "li abbiamo vinti noi i mondiali testa di cazzo!!!!".........per non tralasciare quella delle salsicce poi!!!......cmq qualche foto la puoi pure postare eh!!! magari con la filippina....... sempre per la serie chi se ne frega dei fattacci tuoi come dici tu!!!!:asd: :asd:.......
  9. cyberjack

    cyberjack The Fearless

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    caro Pecoranera... come ti capisco... solo chi viaggia continuamente per lavoro riesce ad "apprezzare" l'idiozia del personale aereoportuale Americano...
    solo chi viaggia spesso riesce a capire che 1 ora per passare dal terminal 1 al terminal 2 di Charles de Gaulle è pochissimo, o che per passare dal Terminal domestic all'international di Heathrow ci vogliono almeno 1 ora e mezza...
    quando viaggi e ti trovi ad avere a che fare con poliziotti scassamarroni, impiegati pubblici che devono arrivare alla fine del mese e non gliene frega niente di te, ritardi, cancellazioni, passeggeri puzzolenti e sudati nella fila davanti, e tutto il più vario assortimento di umanità....

    Poi, però, quando ti alzi alle 4.30 del mattino per prendere il primo volo (alle 6.45) per Londra, da li la coinvidenza per Manchester, fare una riunione in una sala dell'aereoporto, riptrendere il volo per Francofrote e ritornare, infine a Milano alle 23.45.... poi la gente ti dice: Ma vai spesso in inchilterra per lavoro? Che culo!!!

    Ecco, li vorresti mangiare vivi.....
  10. Oogabada

    Oogabada Administrator

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    Bella pecora, sempre meno delle paranoie che ti tiravano sul tribe. Intanto nuovo status :D
  11. DartH

    DartH Guest

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    ma tu, chi sei ? :D


    buahauhauahu scherzo pecora .... graaaande Kim leung :asd:


    mi hai portato un souvenir dagli states ? magari una foto tua e delle guardie :asd:
  12. Mohr

    Mohr Tribe Member

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    Porca puttana (asiatica): Terminal ancora lo devo vedere!!!

    :D :D :D

    Ciao Pecora!

    PS (Terminal non l'ho mica visto, ca$$o!)
  13. Pecoranera

    Pecoranera Tribe Member

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    Eh, non vi è bastato degradarmi, ora anche lo status da pompinara asiatica...
  14. fomento

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    :D :D :D :D :D
    forte il pezzo :tanto i mondiali li abbiamo vinti noi............poi a me i francesi stanno pure sul ca**o........grande pecora:)
  15. TaZZa

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    Che billu Los Angeles, che fortuna Pecora! *-*

    Ovviamente che brutto il terminal. :p
  16. Hellrider

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    A Los Angeles? Che culo!
  17. Biondino

    Biondino Tribe Member

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    :rotfl: me stò a sbellicà!! :D
    Grande pecora! Anche se hai avuto un pò di sfiga (.... un pò??:asd: ) devo dirtelo: -Los Angeles?? Che culo!!! :p
  18. fkb

    fkb Tribe Member

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    Grandissimo!

    E leggerti e' sempre coinvolgente!
  19. JOPPIP

    JOPPIP Tribe Member

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    sicuro che non hai a qualcosa a che fare con la cambogiana:asd: :asd:
  20. Luke63

    Luke63 Tribe Member

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    ... solo questo... anche se ho letto che comunque traspare una certa ilarità dal tuo lungo, ma appassionante racconto.

    Ci sarebbe da farci un film?
    Muccino, dove sei?
    Magari potresti chiedere alla tua amica Silvia... visto che è amica di Yvonne Sciò.
    Bboona... Yvonne! ;)

    C'è da dire che purtroppo poi, gli americani, appena vedono un passaporto straniero, iniziano a guardarti con una certa faccia... una certa aria di supponenza e ti fanno domande e se non capisci al volo e se non rispondi subito, rischi di metterti nei casini.
    Hanno modi molto spiccioli, i poliziotti americani, non sono mica come i nostri.

    Ma poi... hai trovato tutto nelle tue valigie o ti sei perso qualcosa per strada?