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RECENSIONE Tiny Troopers: Joint Ops - Multi

Discussione in 'Console News, Articoli e Recensioni' iniziata da quetzalcoatl, 8 Marzo 2016.

  1. quetzalcoatl

    quetzalcoatl Il committer più veloce del west Administrator

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    War has never been so much fun è un motivetto che ha accompagnato gioiosamente la mia adolescenza a 16 bit. E magari se date una spulciata su Youtube è capace che inizierete pure voi a fischiettare assieme al mitico John Hare, il creatore di quel Cannon Fodder a cui si ispira Tiny Troopers: Joint Ops. Che dopo aver furoreggiato in mobilità e su macchine Sony, è pronto a portare un po’ di spensierata guerriglia anche su Xbox One.


    Era meglio morire da piccoli…


    Una volta avviato il tutto e superato il semplice tutorial, utile a familiarizzare con le pur semplici meccaniche che regolano la produzione, sarà possibile scegliere quale delle due campagne intraprendere: fondamentalmente le uniche differenze avvertibili ruotano attorno alla blanda trama che funge da collante alle varie missioni, dato che per il resto l’ossatura di gioco non subirà particolari variazioni qualunque sia la nostra scelta. Richiamando in parte quanto visto nel capolavoro di Sensible Software, in Tiny Toopers: Joint Ops guideremo un piccolissimo gruppo di soldati all’interno di alcune mappe, con lo scopo di sconfiggere tutte le truppe ostili, difendere dei civili, distruggere determinate strutture, oppure sopravvivere ad alcune ondate avversarie. Per farlo potremo contare su di un semplice schema di controllo mutuato dai twin stick shooters, oltre a fare affidamento sulle immancabili granate, razzi e altri strumenti esplosivi. La parte interessante risiede nella possibilità di accrescere le abilità dei nostri eroi superando le varie missioni, grazie ai punti esperienza accumulati che serviranno per sbloccare nuovi potenziamenti. Per poter beneficiare in pieno di tale possibilità, però, dovremo stare attenti a non far cadere in battaglia i soldati dato che, a meno di non aver raccolto sul campo un numero di medaglie sufficienti, questi moriranno definitivamente, portandosi dietro tutti i nostri sudati investimenti e costringendoci a proseguire il gioco con dei novellini da svezzare. Fortunatamente, qualora la situazione sul campo dovesse farsi troppo rovente, sarà possibile contare sul supporto della nostra base che, spendendo i nostri sospirati guadagni, potrà inviare rinforzi in tempo reale. Pur presentando una struttura fortemente arcade e scanzonata, grazie a questi elementi le varie sortite risultano sempre piacevoli e divertenti, complice anche una struttura delle mappe ben delineata e sufficientemente intricata. Archiviate in circa sei ore le due campagne principali, qualora aveste voglia di spargere ulteriore piombo rovente, sarà possibile cimentarsi in alcune mappe orda, all’interno delle quali dovremo resistere a infinite ondate di letali zombie. Peccato che tutto si riduca ad un mero esercizio utile unicamente a scalare le classifiche globali e finisca così per esaurire il suo interesse nel giro di pochi minuti. L’unico stimolo, a questo punto, risiede unicamente nell’eventuale desiderio di sbloccare tutte le tenute opzionali e le varie tipologie di truppe.
    Guerra minimalista


    Pulito e simpatico, l’aspetto tecnico di Tiny Troopers: Joint Ops ben si sposa con le atmosfere volutamente scanzonate del titolo. La realizzazione estetica dei vari elementi di gioco e piacevole pur in assenza di veri e propri virtuosismi. A voler cercare il pelo nell’uovo si potrebbe criticare la rozzezza delle cut scene, realizzate tramite immagini statiche non certo indimenticabili, tenute unicamente a galla da un doppiaggio (in lingua inglese) divertente al punto giusto. Solido anche l’engine, ma data la risicata complessità del tutto sarebbe stato inconcepibile il contrario.

    War is always so much fun, per lo meno è quello che mi piace pensare in merito a questo Tiny Troopers: Joint Ops. Non sarà il gioco dell’anno, né il più originale, ma di sicuro rappresenta una valida pausa tra un tripla A e l’altro. Peccato solo per una longevità un po’ troppo risicata ed una ripetitività di fondo che, con qualche accortezza in più, avrebbe contribuito ad accresce lo spessore complessivo.
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    Ultima modifica: 23 Marzo 2016